Domande frequenti


Non è facile decidere di chiamare uno psicologo. Farlo significa mettersi in discussione e accettare di fare i conti con aspetti complicati della propria vita, fidandosi di uno sconosciuto. Ma ancora più del giudizio di un estraneo, è proprio la paura di scoprire parti di sè non necessariamente "positive" (così si pensa) a rappresentare il più grande ostacolo. Se fare i conti con la propria vera natura può essere destabilizzante, è solo in questo modo che si può cambiare.

"Se vuoi fare un passo avanti, devi perdere l'equilibrio per un attimo" (M. Gramellini)

 

Premesso che dubbi e perplessità potranno essere oggetto di discussione aperta durante il colloquio, provo qui a presentarvi alcune delle domande più frequenti nella mia esperienza.

 

Chi va dallo psicologo?

Allo psicologo si rivolge sia chi ha delle difficoltà a gestire una situazione specifica (ad esempio lutto, malattia, problemi in qualche relazione significativa o al lavoro/scuola,...) sia chi vive uno stato di malessere più generale (umore depresso, attacchi di panico, dipendenze,...). Solitamente si arriva dallo psicologo come ultima risorsa, quando ormai si è stanchi e si sono provate tutte le altre strade. Ma l'intervento psicologico è anche e soprattutto promozione del benessere e funziona in modo ottimale come prevenzione, non solo come cura. Considerate che come quando ho mal di denti vado dal dentista, così se vivo una condizione di disagio emotivo è bene che mi rivolga ad uno specialista qualificato.

 

Lo psicologo mi darà dei farmaci?

Lo psicologo non può prescrivere farmaci, che è compito esclusivo dei medici. Qualora si ritenesse insieme che possa essere opportuno ed utile all'utente, alla terapia psicologica può essere eventualmente affiancato un supporto farmacologico prescritto da uno specialista.

 

Quello che dico allo psicologo lo sapranno anche gli altri?

Tutto ciò che viene condiviso all'interno di un colloquio psicologico è strettamente coperto da segreto professionale, come anche il fatto stesso che vi siate rivolti ad uno psicologo. Dal momento del primo contatto, il professionista è tenuto al rispetto del Codice deontologico.

 

Quanto tempo ci dovrò andare?

Impossibile definire a priori la durata di un percorso psicoterapeutico. Alcune persone traggono benefici da un numero limitato di colloqui, altre si avvalgono di un percorso più lungo. Di sicuro i tempi sono sempre concordati tra il terapeuta e l'utente, il quale ha la facoltà di interrompere o sospendere in qualsiasi momento i colloqui.

 

Lo psicologo come cura?

Lo psicologo si avvale unicamente delle parole e della relazione che si crea tra di voi.

 

Ma allora è un mago che mi scruta nella mente e mi farà fare quello che vuole lui?

State tranquilli. Se è vero che le parole hanno un potere "magico", lo psicologo non è un mago. Può conoscere solo quello che voi scegliete di comunicargli. Piuttosto, con un atteggiamento accettante anziché giudicante, utilizza le proprie competenze personali e professionali (teoriche e pratiche) per rendervi maggiormente liberi dai condizionamenti esterni ed interni e permettervi di sviluppare le vostre potenzialità al fine di essere individui attivi nella vostra vita (e non passivi spettatori).

 

"IL COMPITO PRINCIPALE, NELLA VITA DI UN UOMO, E' DI DARE ALLA LUCE SE STESSO"

(E. Fromm)